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cristina mantegna Tra la seconda metà dell’VIII e il IXsecolo, vedevano poi la luce poco meno di 30 documenti, ora definiti charta/cartula/pagina iudicati maanche charta ordinationis se non addiritturacharta testamenti,17 a distinguerli dalle pur coeve e più numerose donazioni post obitume pro anima nelle quali però, più o meno tra le righe, si può leggere la medesima preoccupazione di stabilire per tempo quali dovessero essere le sorti dei propri beni. Provenivano da tutto il territorio dell’Italia centro-settentrionale – dal Piemonte alla Lombardia, al Veneto, a parte dell’Emilia, alla Toscana – e da essi emerge con chiarezza che, se il testamento romano del II secolo rimase sconosciuto all’alto medioevo italiano, di esso sopravvisse a lungo laparola testamentumper indicare in maniera generica molti documenti contenenti ultime volontà. D’altra parte, da quelle stesse carte risulta altrettanto evidente che la linea di continuità riconoscibile nel rapporto tramortis causa donatio e donazionepost obitumavrebbe fatto sì che il modello del documento di donazione sin dall’inizio rappresentasse il punto di riferimento, al di là delle tante definizioni attribuite a quelle scritture.18 Più in particolare, dopo alcuni casi isolati nell’VIII secolo toscano e lombardo,19 sono da segnalare alcunecartulae ordinationis composte a Milano tra l’812 e l’882, che per numero di pezzi e omogeneità di contenuto permettono di allargare la prospettiva attraverso qualche considerazione di tipo generale.20 Come altre carte prodotte nello stesso periodo, contengono semplici atti di liberalità indirizzati a monasteri e chiese per lo più, affinché, per la salvezza dell’anima dell’autore, gestissero i beni loro destinati e con il ricavato celebrassero messe, allestissero l’illuminazione delle chiese con candele e lucerne (luminaria), sfamassero poveri e indi17 Per l’VIII secolo, cfr. Schiaparelli 1929, n. 93, pp. 266–272 (a. 748) e n. 114, pp. 333–336 (a. 754), nonché Schiaparelli 1933, n. 131, pp. 16–19 (a. 758); n. 143, pp. 49–50 (a. 760); n. 175, pp. 137–141 (a. 764); n. 218, pp. 249–252 (a. 768); n. 287, pp. 416–420 (a. 773); n. 293 pp. 429–437 (a. 774). 18 Su questo, v. Mantegna 2009a, p. 58 e note corrispondenti. 19 Si rinvia a Schiaparelli 1933, n. 143, pp. 49–50 (Lucca); n. 175, pp. 137–141 (Lucca); n. 218, pp. 249–250 (Monza); n. 281, pp. 401–403 (Lucca); n. 293, pp. 429–437 (Bergamo). 20 Cfr. Modesti 2015, nn. 9a, pp. 42–45 (a. 814) e n. 26, pp. 103–105 (a. 839). Si veda anche Zuffrano 2016, n. 1, pp. 17–20 (a. 850); n. 4, pp. 28–29 (a. 853); n. 5, pp. 30–33 (a. 852-853); n. 33, pp. 132–139 (a. 870). Inoltre, Iannacci 2016, nn. 8, pp. 34–39 (a. 879) e 16, pp. 72–74 (a. 885); Zuffrano 2018, nn. 3, pp. 27–31 (a. 864) e 6, pp. 42–44 (a. 882). 187

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